mercoledì 3 dicembre 2008

unillusionechiamataamore


... e allora mi volto, abbastanza velocemente, e comincio a camminare e l’aria mi sembra così difficile da attraversare, quasi vischiosa, mi viene da pensare a qualche ora fa che arrancavo sui pedali con le ruote a terra e neanche la discesa riusciva a darmi velocità così sono arrivata allo sportello della stazione tutta sudata col fiatone e partendo pensavo oddio adesso mi metto a puzzare e invece piano piano il calore è rientrato nel mio corpo, mi sono perfino addormentata con la fronte sul poggiatesta ma non ho sognato.
Al primo incrocio volto a sinistra; rallento il passo, Villa Ada è un po' in alto, non ci voglio arrivare subito, anzi quasi quasi mi fermo prima ai giardini con quella grossa fontana e mi siedo sulla panchina dove scrivo le frasi d’amore.
Questi alberi e questa gente. Sembra quando la domenica mattina, prima di pranzo, uscivamo noi dell’appartamento, stavo ancora in via Belluno, e ci buttavamo nel verde di Villa Torlonia, con le tute, la voglia di ridere. Facevamo anche gli esercizi, e ridevamo ancora di più, era bello. I racconti di Deborah in camicetta di seta a chiedere il latte al vicino... Lo scaldabagno rotto, il bidet col mestolo.
La mia panchina è occupata. Ma non c’è molta gente, è tardi, quasi il crepuscolo, ecco che arriva la luce azzurra, come mi piace, come se mettessi delle lenti colorate, mi ricorda la sensazione che provai quella sera, la prima sera, nella pelle, sotto le unghie: se esiste era azzurra l’emozione...
Non mi fermo, continuo; entro nel sentiero di ghiaia, due tipi mi sorpassano correndo, che noia correre non si riesce neanche a scambiare quattro chiacchiere, perché non vi fermate qui con me, dico, prendete fiato, ci diamo un po' da dire, così, poi ciao per la vostra strada, vorrei raccontarvi delle cose, magari vi fanno ridere...
Il sole è così basso che l’acqua del laghetto sembra davvero piombo appena fuso, e le anatre sembrano di cera, scivolano via come telecomandate, una mi si avvicina, ehi! ciao............lo sai che l’ho visto ?
.........poco fa sotto casa sua. Ti ho visto. Parlavi quasi dentro il portone. Ho posato la borsa da viaggio. Ho messo gli occhiali. Ho guardato meglio. Che sorpresona che ti faccio, non mi hai visto sei girato, c’è un guizzo biondo dietro la tua testa. Ora la vedo.. E’ così assolutamente identica alle foto. Le labbra un po' imbronciate, il corpo piccolo, proporzionato, la pelle chiara. Una volta, cercavo i testi del CD, le ho guardate, quelle foto, sono entrata a forza nel vostro passato, l’ho anche vissuto sulla superficie della mia pelle e ho avuto la tentazione di posare tutto e sparire, ma non ce l’ho io questo coraggio.
Però, poco fa, non mi è mancata la forza di guardare le parole uscire dalle vostre labbra e incrociarsi sopra di voi. Credo di non avere provato niente. Niente di violento. Guardo solo, tengo solo gli occhi aperti. Sto lì per qualche minuto, percepisco la gente che mi passa vicino come se fossero folate di vento; tanto che a un certo punto sento freddo, nei piedi, nelle mani.……….e allora mi volto, abbastanza velocemente, e cammino, e giro al primo incrocio, e l’aria mi si appiccica addosso, mentre vorrei che i miei sensi si spegnessero. Tutti.

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