martedì 25 novembre 2008

in cerca di Parise


Roma. Casa delle Letterature 13.05.2004

È il profumo. Subito.
E poi la vista degli aranci, frondosi a cupola sulle teste e sulla ghiaia grossolana. Certo a Parise sarebbe piaciuta questa prima sensazione odorosa, così intensa e a tratti sovrastante le parole dei lettori. Ne avrebbe fatto un pezzo memorabile dei suoi sillabari.
Qui è pieno di Goffredo Parise. Questo luogo, in questa piccola parte di tempo dell’anno, è dedicato a lui, al suo stupore trasformato in poetica e in codice interpretativo del mondo, al suo viso affilato e morbido insieme, che appare sui muri e nei quadri, dentro i quadri perfino, in modo tridimensionale, e nei pieghevoli e libretti distribuiti a chi li vuole.
Pochi preamboli, si comincia subito a leggere. AMICIZIA. Dalla voce di chi passò lunghe giornate orientali insieme a lui, accogliendolo, guidandolo. Un po’ come i dieci amici del racconto.
E poi L’ELEGANZA E’ FRIGIDA, tre parole che descrivono un popolo, e la fascinazione negli occhi di Parise quando entra, per intero, nel tempo sospeso dei luoghi sacri giapponesi.
Attraverso lampi fortuiti e improvvisi mi lascio immaginare il RAGAZZO MORTO E LE COMETE. Un titolo così strano e così bello, e soprattutto così unico. 17 anni, in fondo.
Parise arriva anche attraverso il linguaggio per immagini di un regista. Onore a chi ha tentato di rendere nella staticità della pellicola il muoversi continuo delle parole di G. P.
I reportages di guerra sono meravigliosamente, banalmente attuali. Le zaffate di profumo di fiori arrivano a sottolineare una parola, o un concetto.
La voce e il viso lungo di Sandro Lombardi si appropria delle lettere di Gadda all’amico Parise. Qui, ancora, così intensa, la presenza viva, benché solo accennata dal fluido così tipico del discorrere gaddiano, il suo essere “orrendamente” solo e malato e cerimoniosamente brusco. Si indovina, di là, un Parise paziente che mai manca di generosità.
Alla fine, la piccola folla di ascoltatori si disperde, i passi rumorosi sui sassi; qualcuno si ferma di fronte alle teche con la corrispondenza di Parise. Ed è lì l’ultimo colpo al cuore. In una lettera. All’amico Duddù, Raffaele La Capria. Un gesto di affetto, in parole irripetibili. E quell’invito, esortazione, promessa… Preparati.
Che ti porto via con me.Vieni con me.

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